La
pasta si sentiva insoddisfatta.
“Questa
cucina è troppo scialba e sciatta.
Basta
formaggio e sugo al pomodoro!
Mi
si deve trattar con più decoro.
Ma
sì…..lo dico a te, testa di rapa,
che
tra le amiche mie sei la più sciapa!”
La
rapa chinò il capo. Come ortaggio
era
ben abituata ad ogni oltraggio,
ma
al contrario di quanto si pensava
il
suo cuore assai spesso sanguinava.
Lei,
la rapetta, fortunatamente
aveva
un’altra amica, più accogliente.
Bianca
e morbida, forse un po’ pienotta
stava
bene con tutti: la ricotta.
A
lei, che la capiva, senza meno
la
rapa aprì il suo animo, ripieno
di
dispiacere, e gonfio di amarezza.
Con
la ricotta stava una bellezza,
perché
le andava via l’umor depresso:
e
perciò la incontrava molto spesso.
Quando
la pasta seppe questa cosa,
se
ne dispiacque, e diventò gelosa.
Così,
all’appuntamento delle sei
senza
avvisar, si presentò anche lei.
“O
rapa, ed io che ti credevo amica!
M’hai
tradito, ed in men che non si dica
con
lei, con la ricotta, hai fatto lega.
Cosa
ti dico? Ma chi se ne frega!”
La
rapa le rispose: “Quale errore!
Per
te c’è sempre spazio nel mio cuore.
Dai,
frena qui le rimostranze tue:
di
amiche è molto meglio averne due,
e
questo –ascolta – vale anche per te.
Pasta,
rapa e ricotta: eccoci in tre!
E’
meglio stare insieme, che da soli….”
E
fu così che nacquero i ravioli:
dalla
“rabiola” (rapa piccolina),
la
pasta, e una ricotta sopraffina.
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L'autore delle poesie e dei testi è lo psichiatra Claudio Ciaravolo.
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